APPROFONDIMENTI
IPB - Ipertrofia prostatica benigna
La mia esperienza sulla iperplasia prostatica
- ho effettuato per iperplasia prostatica benigna
- ho all'attivo sull'argomento e ho conseguito più di 10 premi e riconoscimenti internazionali per le mie ricerche su questa patologia
- L'Ospedale Careggi è per questi tipi di interventi
L’IPB: inquadramento della patologia
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), è una delle malattie più frequenti negli uomini di età superiore ai 50 anni. La sua incidenza aumenta in modo proporzionale rispetto all’avanzare della età dei pazienti, arrivando a coinvolgere quasi un maschio su due nella fascia di età superiore ai 70 anni.
Per dare una dimensione della diffusione di questa patologia, si consideri che le visite urologiche per ipertrofia prostatica rappresentano la causa più frequente di visita medica, dopo quelle cardiologiche per ipertensione arteriosa.
Tra i fattori di rischio più significativi per l’IPB c’è sicuramente il complesso quadro della sindrome metabolica, ovvero la coesistenza di ipertensione arteriosa, dislipidemia, diabete ed obesità.
Il mantenimento di uno stile di vita adeguato, una dieta sana e l’identificazione e la cura tempestive dei pazienti affetti da prostatite cronica possono rappresentare il primo passo terapeutico in questo ambito.
L’ipertrofia prostatica è una patologia causata dal progressivo ingrossamento della ghiandola prostatica, tale da comportare sintomi urinari minzionali che posso creare significativo peggioramento delle attività quotidiane, un deterioramento del benessere sessuale del paziente, con un conseguente scadimento della qualità di vita.
Questi sintomi possono essere grossolanamente classificati in disturbi della fase di svuotamento (flusso urinario debole, o esitazione nell’inizio della minzione) e disturbi della fase di riempimento (aumento della frequenza delle minzioni diurne e notturne o l’incapacità di trattenere lo stimolo urinario). Inoltre, è possibile l’insorgenza di altri sintomi come la sensazione di svuotamento incompleto della vescica dopo la minzione piuttosto che il dolore a carico dell’apparato genitale.

I passaggi da fare per una corretta diagnosi e stadiazione dell’IPB
A completamento dell’iter diagnostico i pazienti effettuano generalmente il dosaggio ematico dell’antigene prostatico specifico (PSA), l’esame delle urine ed eventualmente l’urinocoltura (spesso sostituiti dallo stick urinario), l’ecografia dell’apparato urinario e la flussimetria, esame non invasivo che studia la forza del getto della minzione e che permette di dare un primo riscontro oggettivo sulla gravità del disturbo ostruttivo legato alla ipertrofia prostatica.
Quanto riportato può essere svolto anche nel corso di una singola visita: nessuna procedura diagnostica è invasiva, ed è possibile concludere il percorso diagnostico in pochi semplici passi.
La terapia medica dell’IPB
In considerazione del ruolo svolto dall’infiammazione prostatica nella patogenesi e progressione dell’IPB, la prima linea di trattamento è spesso rappresentata da formulazioni ad azione anti-infiammatoria. Questi prodotti non devono essere considerati come semplici integratori alimentari, poiché è stato ampiamente dimostrato, anche con studi laboratoristici in vitro, come i principi attivi naturali contenuti in alcuni di essi (come ad esempio la Serenoa Repens) abbiano una vera azione preventiva e terapeutica nei confronti del processo infiammatorio che trasforma il normale tessuto prostatico in tessuto iperplastico. I disinfiammanti prostatici non hanno generalmente delle contro-indicazioni e sono nella maggior parte dei casi ben tollerati; certamente solo un utilizzo prolungato e costante può garantire un effetto benefico duraturo nel tempo. Anche se questi principi terapeutici permettono di raggiugere un miglioramento della sintomatologia urinaria minore rispetto ad altre classi di farmaci, sono spesso scelti per l’alto profilo di tollerabilità, ed in particolare per l’assenza di effetti collaterali sulla sfera sessuale dei pazienti.
La categoria di farmaci più prescritta per l’ingrossamento della prostata è rappresentata dagli alfa-litici, prodotti che agiscono sui recettori di tipo alfa presenti sulle cellule muscolari lisce dell’epitelio prostatico. Queste molecole producono un certo tipo di rilassamento del collo vescicale, punto di transito della urina prima del passaggio nella uretra e quindi all’esterno, antagonizzando l’effetto compressivo che viene esercitato su di esso da parte della prostata ingrossata: il risultato finale è di allentare l’ostruzione della prostata a livello del collo vescicale e dell’uretra intraprostatica e conseguentemente di permettere al flusso della minzione di riprendere vigore. Fatta salva la vera efficacia di questi farmaci, è sempre bene discutere con il paziente i possibili effetti collaterali, soprattutto quelli sessuali (diminuzione e/o scomparsa dello sperma durante la eiaculazione) e sistemici (riduzione della pressione arteriosa, provocato dal rilassamento del tessuto muscolare liscio contenuto all’interno dei vasi sanguigni).
Un ulteriore approccio terapeutico è rappresentato dai prodotti di tipo ormonale (finasteride e dutasteride) che impediscono la trasformazione del testosterone nei suoi derivati di sintesi nell’ambito del processo di crescita del tessuto prostatico. L’effetto finale è inizialmente quello di ridurre l’accrescimento della prostata e quindi di promuoverne la involuzione. Questi farmaci sono generalmente destinati ai pazienti affetti da prostate di grande dimensioni (al di sopra degli 80 - 100 grammi). Nei pazienti con prostate così voluminose è possibile raggiungere, dopo molti mesi, una significativa riduzione del volume prostatico, associato ad una riduzione del rischio di ritenzione urinaria con conseguente necessità di trattamento chirurgico. Prima della prescrizione è sempre corretto avvisare il paziente dei possibili effetti collaterali di natura sessuale legati a questi farmaci (ginecomastia ovvero aumento del volume della ghiandola mammaria oppure calo del desiderio sessuale, ed anche riduzione dell’erezione e dell’eiaculazione).
Molti pazienti con sintomi urinari legati all’ingrossamento prostatico possono presentare associati anche disturbi dell’erezione. In questi casi, è indicato l’utilizzo dei farmaci inizialmente sviluppati per il deficit erettile e che – a dosaggi ridotti, utilizzati in cronico – permettono di ottenere anche un significativo miglioramento dei sintomi urinari. È infatti ampiamente riconosciuto dalla letteratura che, l’assunzione giornaliera degli inibitori della forfodiesterasi di tipo 5 (tadalafil 5 mg) produca un effetto rilassante a livello del collo vescicale per certi versi assimilabile a quello già descritto per la categoria dei farmaci alfa litici. In questo caso devono sempre essere verificate in via preliminare eventuali controindicazioni che il paziente potrebbe avere nei confronti di questa scelta terapeutica.
Esistono infine delle situazioni particolari in cui l’ostruzione cronica dovuta all’IPB abbia comportato un danno persistente a livello vescicale. In questi casi l’utilizzo dei farmaci come i beta 3 agonisti o gli anti muscarinici possono permettere di trattare sintomi come la pollachiuria, la nicturia e l’eventuale incontinenza associata. Sono farmaci che devono essere prescritti dallo specialista e che richiedono un accurato monitoraggio nel tempo per il rischio di effetti collaterali.
Le nuove tecniche mini invasive per l’IPB
Si distinguono 2 gruppi distinti di approcci mini-invasivi: le tecniche ablative (REZUM, TPLA), in cui il tessuto prostatico viene demolito seppur in misura minore rispetto ai trattamenti convenzionali. Le tecniche non ablative (UROLIFT, i-TIND) in cui il tessuto prostatico viene compresso, ma non rimosso. Nel primo caso, sarà possibile riscontrare una riduzione finale del volume della ghiandola prostatica, mentre nel secondo caso, la ghiandola si presenterà di dimensioni identiche, ma con una maggior apertura dell’uretra intraprostatica.
L’assenza del dolore peri e postoperatorio, il recupero rapido dopo l’intervento, la possibilità di effettuare questi trattamenti in modalità ambulatoriale, senza ricorrere alla sala operatoria ed all’anestesia, oltre alla preservazione completa della sfera sessuale sono i principali punti di forza di queste tecnologie. La severità dei sintomi urinari, la morfologia della ghiandola, le condizioni generali del paziente, e la sua motivazione a mantenere l’eiaculazione sono i fattori che orientano nella scelta di queste nuove metodiche.
I trattamenti chirurgici dell’IPB - aggiornato a febbraio 2025
Il paziente che non risponde alla terapia farmacologica e che non è candidabile ad un trattamento mini invasivo, deve essere sottoposto a trattamento chirurgico. Ogni trattamento di questo tipo viene riservato ai pazienti con sintomatologia severa, con blocco urinario (ovvero la ritenzione d’urina) o con patologie evolutive associate come infezioni urinarie, calcolosi, insufficienza renale, ematuria.
In questi casi, l’obiettivo primario è disostruire il paziente, ovvero permettere all’urina di defluire liberamente dalla vescica. Solamente con una disostruzione completa il paziente può ripristinare una normale funzione urinaria e prevenire le complicanze associate al mancato svuotamento urinario. Questi interventi vengono eseguiti in anestesia (spinale o generale) e la degenza dopo l’intervento è di alcuni giorni.
La scelta tra una tecnica e l’altra si basa sulle dimensioni e morfologia della ghiandola prostatica, sulle patologie associate come ad esempio calcoli all’interno della vescica o diverticoli vescicali, sulle condizioni di salute generale del paziente (rischio cardiovascolare, trattamenti anticoagulanti, anemia). Le principali tecniche chirurgiche attualmente utilizzate sono la turp Bipolare, il Green light laser e l’adenomectomia robotica.
TURP Bipolare: E’ una variante della tradizionale resezione transuretrale della prostata (TURP). In questo caso, la resezione del tessuto prostatico viene eseguita utilizzando un apparecchio che genera corrente elettrica attraverso due poli. La corrente viene usata per tagliare e vaporizzare il tessuto prostatico. Il vantaggio principale della TURP bipolare rispetto alla TURP tradizionale è che utilizza una corrente più sicura e riduce il rischio di complicazioni come l’iponatriemia (l’abbassamento eccessivo di sodio durante l’intervento).
Green Light Laser: Utilizza un laser KTP (Potassio-Titano-Phosfato) per rimuovere o vaporizzare il tessuto prostatico in eccesso. Il laser emette una luce verde che è particolarmente efficace nel coagulo del sangue e nella vaporizzazione del tessuto prostatico. È particolarmente utile in pazienti con una prostata più grande e con una maggior rischio di sanguinamento, come ad esempio i pazienti sotto trattamento anticoagulante, grazie all'effetto di coagulazione del laser.
Adenomectomia Robotica: In questo caso, viene utilizzato un sistema robotico (nella maggior parte dei casi il sistema da Vinci) per eseguire la rimozione in blocco dell’adenoma centrale della prostata. Il chirurgo utilizza una console per controllare i bracci robotici, che eseguono l'intervento con maggiore precisione. Questo approccio permette una resezione più dettagliata, particolarmente utile nei casi di IPB di grosse dimensioni o complicata da voluminosi calcoli vescicali, diverticoli o ernie inguinali. Qui sotto le tre metodiche a confronto.
Caratteristica |
TURP Bipolare |
Green Light Laser |
Adenomectomia Robotica |
---|---|---|---|
Tecnica |
Utilizza corrente elettrica bipolare per tagliare e vaporizzare il tessuto prostatico |
Usa un laser KTP (Potassio-Titano-Phosfato) per vaporizzare il tessuto |
Resezione della prostata con tecnologia robotica, controllo preciso tramite console |
Invasività |
Minimale, accesso tramite uretra, nessuna incisione esterna |
Minimale, accesso tramite uretra, nessuna incisione esterna |
Minimale, ma richiede piccole incisioni addominali per i bracci robotici |
Rischio di sanguinamento |
Moderato, ma ridotto rispetto alla TURP tradizionale |
Molto basso, il laser coagula i vasi sanguigni |
Basso, grazie alla precisione del robot e alle piccole incisioni |
Tempi di recupero |
Breve, la maggior parte dei pazienti torna a casa dopo 2-3 giorni |
Molto breve, i pazienti possono tornare a casa dopo 1-2 giorni |
Più lungo, ma comunque breve rispetto alla chirurgia aperta (4-5 giorni in ospedale) |
Complicazioni principali |
Sanguinamento, disfunzione sessuale (eiaculazione retrograda), infezioni |
Irritazione urinaria, persistente per alcune settimane, disfunzione sessuale |
Infezioni, emorragie, danni ai nervi, difficoltà sessuali |
Indicazioni |
Prostata di dimensioni moderate, senza complicazioni gravi |
Prostata più grande, ad elevato rischio di sanguinamento, buona per pazienti con problemi cardiovascolari |
Prostata molto ingrossata o con complicazioni, necessità di resezione precisa |
Durata dell'intervento |
60-90 minuti, variabile a seconda delle dimensioni della prostata |
45-60 minuti, dipende dalla prostata |
2-3 ore, variabile in base alla complessità |
Vantaggi |
Ridotto rischio di complicazioni come l’iponatriemia, ben tollerato |
Basso rischio di sanguinamento, ridotto dolore post-operatorio, rapida ripresa |
Alta precisione, adatto per casi complessi, recupero rapido rispetto alla chirurgia aperta |
Svantaggi |
Rischio di sanguinamento, disfunzione sessuale, effetti collaterali urinari |
Potenziale irritazione urinaria post-operatoria, non adatto per tutte le dimensioni della prostata |
Più invasivo rispetto alle tecniche minimamente invasive, costo molto elevato |
Conclusione
TURP bipolare è preferibile per casi di IPB di dimensioni moderate e con un rischio emorragico non troppo elevato.
Green Light laser è ideale per prostate grandi, quando si desidera ridurre al minimo il rischio di sanguinamento, ed è adatto anche per pazienti con problematiche cardiovascolari e/o sotto anticoagulanti.
Adenomectomia robotica è la scelta migliore per i casi complessi e deve essere effettuato solamente da chirurghi robotici esperti.
Prof. Mauro Gacci, esperto sulla iperplasia prostatica
- Ho effettuato oltre 3500 interventi per iperplasia prostatica benigna, comprese Holep (enuclezione con laser ad olmio), green light laser (fotovaporizzazione prostatica), TPLA (Laser interstiziale ambulatoriale), B-TURP (resezione bipolare di prostata), RASP (adenomectomia robotica), PAE (embolizzazione prostatica).
- L’azienda ospedaliero Universitaria Careggi presso cui lavoro è da più di 3 anni al primo posto in Italia per questo tipo di interventi chirurgici, come riportato dalla classifica dell’AGENAS
- Dal 2014, faccio parte dell’esclusivo panel internazionale chiamato a redigere ogni anno linee guida europee di urologia sull’iperplasia prostatica benigna il testo di riferimento della nostra professione.
- Ho oltre 150 pubblicazioni internazionali su riviste indicizzate ad alto impact factor sulla fistiopatologia, diagnosi e trattamento dell’iperplasia prostatica benigna
- Ho vinto più di 10 premi e riconoscimenti internazionali per le mie ricerche su questa patologia. Ho effettuato numerose presentazioni in sessioni plenarie su invito sull’iperplasia prostatica benigna, davanti a migliaia di urologi, ai più importanti congressi mondiali di urologia.